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Abi: non c'è un blocco dei crediti

di Rossella Bocciarelli

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28 ottobre 2008

«In una fase di tensione e di difficoltà dei mercati qual è quella attuale, il settore bancario italiano si è dimostrato solido e stabile e sta continuando a supportare le strategie di internazionalizzazione delle imprese, guardando con particolare interesse ai Paesi del Golfo». Il presidente dell'Abi Corrado Faissola, ha colto ieri l'occasione del "Forum internazionalizzazione" organizzato da Abi e Confindustria, al quale hanno partecipato anche il il sottosegretario allo Sviluppo economico Adolfo Urso e il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, per sottolineare che anche in questo momento estremamente contrastato della crisi internazionale il sistema Italia può contare su alcuni punti a suo favore: nessun istituto di credito è finito in insolvenza, ad oggi nessuna banca ha fatto ricorso a ricapitalizzazioni finanziate dallo Stato e in più non si sono registrati fenomeni di "credit crunch". Per suffragare quest'ultima tesi, Faissola ha citato dati che mostrano come tra maggio e agosto i prestiti erogati alle imprese sono cresciuti dell'11,5% su base annua, in rallentamento rispetto ai mesi precedenti, ma con tassi superiori a quelli che si registravano nel 2004 (per la verità, i dati della Banca d'Italia relativi all'ultima lending survey della Bce segnalano come negli ultimi mesi qualche segnale di restrizione si è cominciato a intravvedere). «L'euro ha tenuto l'Italia lontana da eventi drammatici», ha osservato il presidente dell'Abi. «In Italia non c'è stato nessun default bancario - ha aggiunto - e nessuna banca ha fatto ricorso a ricapitalizzazioni da parte dello Stato, perché non ne hanno avuto bisogno». Naturalmente, non c'è spazio per l'autocompiacimento, secondo Faissola, bisogna esser pronti per prevenire eventuali peggioramenti della situazione e soprattutto «ora è fondamentale far riaffiorare il senso di fiducia». Il dialogo tra banche e imprese, peraltro, prosegue: una riunione Abi–Confindustria è prevista per venerdì ma non è da escludere che prima di allora possa essere convocato un incontro "triangolare" a Palazzo Chigi. Dai vertici del mondo bancario, in ogni caso, è stato in pratica ribadito ieri quel "ricapitalizzazione? No, grazie" che era stato espresso già in occasione dell'ultimo esecutivo dell'Abi rispetto all'ipotesi di un ingresso dello Stato in alcune banche (contemplato come possibilità dal decreto emanato il 9 ottobre scorso, con una procedura che prevede, caso per caso, l'esistenza di una situazione di inadeguatezza patrimoniale accertata dalla Banca d'Italia).
Intanto, però, è vero che la crisi di Borsa sta continuando a penalizzare molte aziende di credito e il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, teme che l'attuale dinamica dei titoli bancari a Piazza Affari incorpori attese di ricapitalizzazione. Per questo attribuisce molta importanza al monitoraggio sullo stato di salute degli attivi e dei passivi bancari. Di tutto questo si discuterà certamente oggi alle 11 alla riunione del Comitato per la salvaguardia della stabilità, che dal ministro è presieduto e del quale fanno parte il Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, il presidente della Consob, Lamberto Cardia, il direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli e il presidente dell'Isvap Giancarlo Giannini. Nel suo più recente intervento, Draghi ha messo in evidenza il fatto che, grazie agli interventi messi in atto sinora sia a livello di Bce che di banca centrale italiana la situazione della liquidità e della disponibilità degli intermediari ad agire sul mercato interbancario tende a normalizzarsi: l'Euribor in effetti continua a scendere e da ieri c'è anche la prospettiva di una nuova riduzione dei tassi d'interesse da parte della Banca centrale europea, il che certamente migliora la situazione della liquidità; gli attuali presidi patrimoniali delle aziende di credito sono stati definiti, nell'intervento del Governatore della settimana scorsa, «adeguati». Non è da escludere, tuttavia, che oggi si discuta anche di come fare per ridurre le diffidenze dei tasorieri verso la nuova facility messa a disposizione da Bankitalia (magari adottando modalità più riservate per le operazioni di swap sui titoli). Di certo, un altro argomento all'ordine del giorno sarà la discussione sul come regolamentare i credit default swap (i derivati creditizi sono un problema che è balzato in primo piano con il fallimento Lehman).

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